Giornalismo newsicida: il fatto quotidiano nell'aria che tira a otto e mezzo
“Il vero nemico della fiducia è la menzogna” [Onora O’Neill].
Dinanzi all'irrefrenabile “fuga dei cervelli” dal Belpaese, invitato a Otto e mezzo, noto opinionificio in onda su La7, Galimberti, edotto il pubblico con sapienti cervelloticherie su: “Le colpe dei padri ricadono sui figli?”, infine rilevò: “[…] in Italia siamo tutti parenti, e non siamo ancora cittadini […], i cervelli se ne vanno fuori? Perché vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].
Quanto il filosofo predicò a Otto e mezzo non erano novità, poiché da anni  Galimberti proclamava che “in Italia siamo tutti parenti”, quindi “tutti mafiosi”, e ciò, per il ciarlosofo, è dovuto al fatto che “noi italiani non siamo ancora cittadini”, quindi se ne fregano di rispettare le “leggi della città”, rispetto di leggi che invece lui, il supposto “italiano Galimberti”, avrebbe sempre adempiuto, e sarebbe perciò un “cittadino” modello, perciò può impartire dai pulpiti del Belpaese la morale a tutti quelli che si ostinano a tenere vivo il “sistema parentale” che “è il sistema della mafia”.
Questa sceneggiata dell’impostore Galimberti è un’abietta impostura, che va in scena nei “teatrini e tivù” del Belpaese, in cui lo psico-ciarlosofo è propinato per onesto e autorevole opinionista, come fece pure Myrta Merlino, che convocò il noto impostore a L’aria che tira affinché commentasse lo scandalo dei «concorsi truccati» nell’Ateneo fiorentino.  
E posto che “i concorsi in Italia sono sempre stati fatti così, attraverso scambi di favore”, il filosofo mariuolo soggiunse: “La cosa è riprovevole a tutti i livelli. Una delle ragioni per cui noi abbiamo la fuga dei cervelli […], perché qui funzionano i raccomandati.” [L’aria che tira 26.09.2017]
Dunque, Galimberti indusse a credere di stigmatizzare il malcostume in uso nelle “strutture di parentela” del Belpaese, per cui vanno avanti i “parenti raccomandati” a scapito dei meritevoli, eppure i documenti agli atti certificano che Galimberti, nel 1976, è “diventato professore incaricato di antropologia culturale all’Ateneo veneziano di Ca’ Foscari” per raccomandazione del suo ex magister Emanuele Severino, che, per ammissione dello stesso “parente” Galimberti, lo prese “da un posto, il liceo, per mettermi in un altro, l’università. Così, gratuitamente” [U. Galimberti, “E ora?”, p. 80, Giulio Einaudi Editore, 2000]. E Galimberti entrò non solo a Ca’ Foscari per raccomandazione, e senza far concorso, ma gli assegnarono una cattedra in “antropologia culturale” pur non avendo titoli né meriti per insegnare tale materia… 
Ma perché Galimberti, un certificato razziatore di “lavori che sono opera di altri” studiosi, che è pervenuto alla cattedra e alla notorietà fabbricando libri-frode, viene ancora spacciato dai trespoli di stampa e tivù come un sapiente che “ci deve spiegare tutto questa sera” [Lilli Gruber]?
La risposta la dà lo stesso filosofo mariuolo, perché in Italia “vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].
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Giornalismo newsicida: il fatto quotidiano nell'aria che tira a otto e mezzo
“Il vero nemico della fiducia è la menzogna” [Onora O’Neill].
Dinanzi all'irrefrenabile “fuga dei cervelli” dal Belpaese, invitato a Otto e mezzo, noto opinionificio in onda su La7, Galimberti, edotto il pubblico con sapienti cervelloticherie su: “Le colpe dei padri ricadono sui figli?”, infine rilevò: “[…] in Italia siamo tutti parenti, e non siamo ancora cittadini […], i cervelli se ne vanno fuori? Perché vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].
Quanto il filosofo predicò a Otto e mezzo non erano novità, poiché da anni  Galimberti proclamava che “in Italia siamo tutti parenti”, quindi “tutti mafiosi”, e ciò, per il ciarlosofo, è dovuto al fatto che “noi italiani non siamo ancora cittadini”, quindi se ne fregano di rispettare le “leggi della città”, rispetto di leggi che invece lui, il supposto “italiano Galimberti”, avrebbe sempre adempiuto, e sarebbe perciò un “cittadino” modello, perciò può impartire dai pulpiti del Belpaese la morale a tutti quelli che si ostinano a tenere vivo il “sistema parentale” che “è il sistema della mafia”.
Questa sceneggiata dell’impostore Galimberti è un’abietta impostura, che va in scena nei “teatrini e tivù” del Belpaese, in cui lo psico-ciarlosofo è propinato per onesto e autorevole opinionista, come fece pure Myrta Merlino, che convocò il noto impostore a L’aria che tira affinché commentasse lo scandalo dei «concorsi truccati» nell’Ateneo fiorentino.  
E posto che “i concorsi in Italia sono sempre stati fatti così, attraverso scambi di favore”, il filosofo mariuolo soggiunse: “La cosa è riprovevole a tutti i livelli. Una delle ragioni per cui noi abbiamo la fuga dei cervelli […], perché qui funzionano i raccomandati.” [L’aria che tira 26.09.2017]
Dunque, Galimberti indusse a credere di stigmatizzare il malcostume in uso nelle “strutture di parentela” del Belpaese, per cui vanno avanti i “parenti raccomandati” a scapito dei meritevoli, eppure i documenti agli atti certificano che Galimberti, nel 1976, è “diventato professore incaricato di antropologia culturale all’Ateneo veneziano di Ca’ Foscari” per raccomandazione del suo ex magister Emanuele Severino, che, per ammissione dello stesso “parente” Galimberti, lo prese “da un posto, il liceo, per mettermi in un altro, l’università. Così, gratuitamente” [U. Galimberti, “E ora?”, p. 80, Giulio Einaudi Editore, 2000]. E Galimberti entrò non solo a Ca’ Foscari per raccomandazione, e senza far concorso, ma gli assegnarono una cattedra in “antropologia culturale” pur non avendo titoli né meriti per insegnare tale materia… 
Ma perché Galimberti, un certificato razziatore di “lavori che sono opera di altri” studiosi, che è pervenuto alla cattedra e alla notorietà fabbricando libri-frode, viene ancora spacciato dai trespoli di stampa e tivù come un sapiente che “ci deve spiegare tutto questa sera” [Lilli Gruber]?
La risposta la dà lo stesso filosofo mariuolo, perché in Italia “vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].
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by Vincenzo Altieri
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Dinanzi all'irrefrenabile “fuga dei cervelli” dal Belpaese, invitato a Otto e mezzo, noto opinionificio in onda su La7, Galimberti, edotto il pubblico con sapienti cervelloticherie su: “Le colpe dei padri ricadono sui figli?”, infine rilevò: “[…] in Italia siamo tutti parenti, e non siamo ancora cittadini […], i cervelli se ne vanno fuori? Perché vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].
Quanto il filosofo predicò a Otto e mezzo non erano novità, poiché da anni  Galimberti proclamava che “in Italia siamo tutti parenti”, quindi “tutti mafiosi”, e ciò, per il ciarlosofo, è dovuto al fatto che “noi italiani non siamo ancora cittadini”, quindi se ne fregano di rispettare le “leggi della città”, rispetto di leggi che invece lui, il supposto “italiano Galimberti”, avrebbe sempre adempiuto, e sarebbe perciò un “cittadino” modello, perciò può impartire dai pulpiti del Belpaese la morale a tutti quelli che si ostinano a tenere vivo il “sistema parentale” che “è il sistema della mafia”.
Questa sceneggiata dell’impostore Galimberti è un’abietta impostura, che va in scena nei “teatrini e tivù” del Belpaese, in cui lo psico-ciarlosofo è propinato per onesto e autorevole opinionista, come fece pure Myrta Merlino, che convocò il noto impostore a L’aria che tira affinché commentasse lo scandalo dei «concorsi truccati» nell’Ateneo fiorentino.  
E posto che “i concorsi in Italia sono sempre stati fatti così, attraverso scambi di favore”, il filosofo mariuolo soggiunse: “La cosa è riprovevole a tutti i livelli. Una delle ragioni per cui noi abbiamo la fuga dei cervelli […], perché qui funzionano i raccomandati.” [L’aria che tira 26.09.2017]
Dunque, Galimberti indusse a credere di stigmatizzare il malcostume in uso nelle “strutture di parentela” del Belpaese, per cui vanno avanti i “parenti raccomandati” a scapito dei meritevoli, eppure i documenti agli atti certificano che Galimberti, nel 1976, è “diventato professore incaricato di antropologia culturale all’Ateneo veneziano di Ca’ Foscari” per raccomandazione del suo ex magister Emanuele Severino, che, per ammissione dello stesso “parente” Galimberti, lo prese “da un posto, il liceo, per mettermi in un altro, l’università. Così, gratuitamente” [U. Galimberti, “E ora?”, p. 80, Giulio Einaudi Editore, 2000]. E Galimberti entrò non solo a Ca’ Foscari per raccomandazione, e senza far concorso, ma gli assegnarono una cattedra in “antropologia culturale” pur non avendo titoli né meriti per insegnare tale materia… 
Ma perché Galimberti, un certificato razziatore di “lavori che sono opera di altri” studiosi, che è pervenuto alla cattedra e alla notorietà fabbricando libri-frode, viene ancora spacciato dai trespoli di stampa e tivù come un sapiente che “ci deve spiegare tutto questa sera” [Lilli Gruber]?
La risposta la dà lo stesso filosofo mariuolo, perché in Italia “vincono i parenti. Ma il sistema parentale è il sistema della mafia.” [Otto e mezzo 23.03.2019].

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ISBN-13: 9791220815826
Publisher: Vincenzo Altieri
Publication date: 05/25/2021
Sold by: StreetLib SRL
Format: eBook
File size: 970 KB
Language: Italian
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